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Costruire i programmi del Locarno Film Festival significa confrontarsi con la materia viva del cinema contemporaneo. Un cinema che avviene mentre il mondo vive convulsioni violentissime. Mentre assistiamo – in tempo reale – a orrori dei quali avevamo solo letto nei libri di storia o studiato nei filmati d’archivio. La domanda è semplice, e brutalmente inevitabile: quale è lo spazio del cinema quando la proliferazione delle immagini è inarrestabile e continua? Quale è la differenza – qualitativa, etica, politica – fra un’immagine e un’immagine del cinema? Dove si interrompe il flusso indistinto delle immagini e dove inizia la possibilità di individuare, nuovamente, le cose del mondo? In fondo, senza dimenticare mai Roberto Rossellini, si lavora per l’umanità. Si riconquista il mondo (e forse la pace) un film alla volta. Il cinema è un’arte popolare; soprattutto nelle sue forme più avanguardistiche. È la ricerca di verificare le possibilità di un altro mondo possibile. Il cinema che si presenta all’appuntamento con la Storia per la 78esima edizione del festival è un cinema che se da un lato non allontana lo sguardo dal reale, dall’altro esplora le forme ancora possibili dell’immagine senza dimenticare di sorridere delle assurdità delle nostre vite. Un cinema che gioca, che rischia, sogna e provoca; un cinema che testardamente resta nel mondo. In avanti, al fianco di tutti gli esseri umani.
Giona A. Nazzaro
Direttore artistico del Locarno Film Festival