La programmazione di Piazza Grande si chiude con Kiss of the Spider Woman, musical sensuale e coloratissimo, con un’immensa Jennifer Lopez. Alla regia c’è Bill Condon: un grande autore del nostro tempo, che ha capito il cinema come pochissimi altri.
Bill Condon è uno di quei registi di cui purtroppo si è perduto il calco. Un regista nella tradizione dei grandi maestri di una volta. La scuola dei George Cukor, per intenderci, degli Stanley Donen e dei Joseph L. Mankiewicz. Dei registi, insomma, che erano intellettuali raffinatissimi, e uomini di spettacolo a tutto tondo. Artisti che amavano la macchina del sistema per le possibilità che sapeva e poteva offrire, e che erano in grado di sfidarla per spingerla verso possibilità inesplorate.
Bill Condon esordisce alla fine degli anni ‘80 con I delitti della palude (Sister, Sister, 1987), melodramma gotico che evidenzia fin da subito il suo grande interesse per le relazioni sentimentali complesse e i turbamenti delle pulsioni più oscure. Nel corso di una carriera esemplare, ha evidenziato la precisione del suo gusto (di matrice classica e modernista) e una conoscenza profonda del lavoro attoriale – cosa che ha permesso ai suoi film di elevarsi sempre al di sopra della produzione statunitense corrente.
Oggi Condon resta, con grande probabilità, l’ultimo esempio di classicista modernista.
Newyorkese, Condon reca nel suo DNA una consapevolezza teatrale, reinventata sempre alla luce del suo piacere cinematografico. Nel corso degli anni, questa cifra ha permesso al suo lavoro di ritagliarsi una posizione del tutto particolare nel cinema contemporaneo: oggi Condon resta, con grande probabilità, l’ultimo esempio di classicista modernista. La sua opera si colloca infatti in quell’aerea del cinema statunitense che è ormai completamente negletta (e che ancora negli anni ‘90 vantava nomi di un certo valore come Ron Shelton o Phil Alden Robinson), ossia un cinema popolare e di grande consumo realizzato da artisti consapevoli della storia e dei valori hollywoodiani.
Nel corso della sua carriera, Condon ha saputo confrontarsi con le logiche dei sequel: basti pensare all’eccellente L’inferno nello specchio (Candyman 2), o al suo determinante contributo alla saga Twilight con The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1 (2011) e The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2 (2012). Mai, nel suo lavoro, è emersa la maniera o la semplice ripetizione di formule. La passione per il melodramma classico e la perfetta conoscenza delle sue regole gli hanno sempre permesso di giocare con tutti i registri dell’espressione popolare, conservando un approccio profondamente personale.
Di quest’intima conoscenza delle possibilità del raccontare è prova evidente il magnifico Demoni e dei (Gods and Monsters, 1998): nel mettere in scena la vita di James Whale – regista di capolavori come Frankenstein (1931) e La canzone di Magnolia (Show Boat, 1936) –, con grande arguzia e precisione, Condon traccia anche una sua biografia fantasma. E grazie a Demoni e dei, anche chi non ha mai letto il libro di James Curtis dedicato a Whale riesce a rendersi conto della complessità di quell’artista, ridotto nella vulgata dominante a regista di un solo film.
Per capire il cinema di Bill Condon e la sua eccezionale comprensione dei meccanismi dello spettacolo non si può non citare il rutilante Dreamgirls (2006), musical che ripercorre le vicende di un immaginario trio femminile che ricorda da vicino le Supremes di Diana Ross, Mary Wilson e Florence Ballard. Interpretato fra gli altri da Beyoncé, Jamie Foxx e da un pazzesco Eddie Murphy, il film evidenzia la libertà con la quale Condon reinventa il musical, il genere in assoluto più complesso di tutti.
Nel lavoro di Condon esiste da sempre un equilibrio fra la danza e i mostri, come dimostra lo splendido La bella e la bestia (Beauty and the Beast, 2017), e che ritroviamo anche nel recentissimo Kiss of the Spider Woman, film di chiusura del programma della Piazza Grande.
Il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo musical di John Kander, Fred Ebb e Terrence McNally, a sua volta tratto dal romanzo Il bacio della donna ragno di Manuel Puig e già portato sullo schermo da Héctor Babenco nel 1985 con Sônia Braga, Raúl Juliá e William Hurt. Nelle mani di Condon, il materiale di partenza si trasforma in un inno alla bellezza e alla libertà: il regista si muove con immensa autonomia fra le regole del musical, evocando nel personaggio della Donna Ragno, interpretata da un Jennifer Lopez all’apice del suo talento infinito, figure mitiche come María Montez e María Felix – mentre è affidato a Diego Luna il personaggio che fu di Raúl Juliá, e a Tonatiuh quello di William Hurt.
Il rapporto fra i due interpreti è calato in un tripudio di colori, grazie all’apporto impareggiabile del direttore della fotografia tedesco Tobias Schliessler (con il quale Condon ritorna a collaborare per la settima volta). Con la ricchezza della sua tavolozza, il lavoro di Schliessler sembra evocare i cromatismi più temerari di Robert H. Planck.
L’immaginario e l’immaginazione sono e restano elementi chiave di una visione politica che si sposta sensualmente in avanti
Ma Kiss of the Spider Woman non è solo la riprova del talento di Condon nel controllare macchine spettacolari complesse. È soprattutto la conferma di un’idea di cinema oggi poco praticata e addirittura considerata – scioccamente – desueta: un’idea di cinema che si rinnova dialogando instancabilmente con il passato ma guardando fermamente avanti. È di scottante attualità, oggi, la precisione con la quale il film tematizza il primato dell’immaginazione, intesa come leva attraverso la quale disarticolare le oppressioni dei totalitarismi – da scardinare sognando insieme nuove possibilità di amare, e quindi di pensare.
L’immaginario e l’immaginazione sono e restano elementi chiave di una visione politica che si sposta sensualmente in avanti, evitando di farsi trovare lì dove si vorrebbe che fosse.
Il cinema di Bill Condon si è sempre mosso fra la possibilità dell’immaginazione di scardinare l’ordinamento dell’esistente e di creare nuove seduzioni. Tutto il suo lavoro riflette impeccabilmente le articolazioni e i cerchi concentrici del desiderio, del sogno e del corpo. Insomma, delle infinite possibilità di un patto sociale rinnovato. Che il cinema continua instancabile a sognare.
Kiss of the Spider Woman di Bill Condon sarà proiettato in Piazza Grande sabato 16 agosto 2025 alle 21:00